Per una discussione critica sul tema della "Recovery" in Italia e in Europa

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Roberto Mezzina

Resumo

Le pratiche e le politiche di deistituzionalizzazione, che in Italia hanno determinato la chiusura degli ospedali psichiatrici alla fine degli anni ’90, hanno determinato nuove condizioni di possibilità, per le persone con problemi di salute mentale, di intraprendere percorsi di recovery e di inclusione sociale. Al quadro dei diritti e delle opportunità si deve però aggiungere un lavoro per modificare le condizioni di vita reali e i rapporti di potere, la contrattualità, la socialità e per promuovere l’emancipazione degli utenti dei servizi. Ciò passa attraverso forme di partecipazione, di soggettivazione, di protagonismo diretto, e viene favorito dalla costruzione di reti comunitarie a partire dai servizi. Si sono sviluppate molte posizioni ufficiali e documenti programmatici riguardanti il tema della recovery, la maggior parte dei quali sottolinea la questione centrale della cittadinanza. Le pratiche di salute mentale possono rendere possibile la realizzazione del diritto ad una cura nella libertà, ad un reddito, ad una casa, ad un lavoro, ad una partecipazione attiva alla vita civile e sociale. Questa dimensione sociale della recovery, testimoniata da ricerche qualitative, valorizza diverse forme di aiuto che si fondano sulla relazione, anche tra pari, in una prospettiva che non riguarda solo l’aspetto personale, ma anche l’ambito familiare, dei servizi – come catalizzatori del processo, ma che devono accettare di cambiare profondamente - e della comunità stessa.La trasformazione delle forme dell’abitare e dell’accoglienza, e più in generale della relazione terapeutica e col servizio, e dello stesso approccio verso una visione globale, fondata sull’intera vita e sul sistema sociale, si stanno dimostrando sempre più determinanti.Le pratiche e le politiche di deistituzionalizzazione, che in Italia hanno determinato la chiusura degli ospedali psichiatrici alla fine degli anni ’90, hanno determinato nuove condizioni di possibilità, per le persone con problemi di salute mentale, di intraprendere percorsi di recovery e di inclusione sociale. Al quadro dei diritti e delle opportunità si deve però aggiungere un lavoro per modificare le condizioni di vita reali e i rapporti di potere, la contrattualità, la socialità e per promuovere l’emancipazione degli utenti dei servizi. Ciò passa attraverso forme di partecipazione, di soggettivazione, di protagonismo diretto, e viene favorito dalla costruzione di reti comunitarie a partire dai servizi. Si sono sviluppate molte posizioni ufficiali e documenti programmatici riguardanti il tema della recovery, la maggior parte dei quali sottolinea la questione centrale della cittadinanza. Le pratiche di salute mentale possono rendere possibile la realizzazione del diritto ad una cura nella libertà, ad un reddito, ad una casa, ad un lavoro, ad una partecipazione attiva alla vita civile e sociale. Questa dimensione sociale della recovery, testimoniata da ricerche qualitative, valorizza diverse forme di aiuto che si fondano sulla relazione, anche tra pari, in una prospettiva che non riguarda solo l’aspetto personale, ma anche l’ambito familiare, dei servizi – come catalizzatori del processo, ma che devono accettare di cambiare profondamente - e della comunità stessa.La trasformazione delle forme dell’abitare e dell’accoglienza, e più in generale della relazione terapeutica e col servizio, e dello stesso approccio verso una visione globale, fondata sull’intera vita e sul sistema sociale, si stanno dimostrando sempre più determinanti.

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Como Citar
MEZZINA, Roberto. Per una discussione critica sul tema della "Recovery" in Italia e in Europa. Cadernos Brasileiros de Saúde Mental/Brazilian Journal of Mental Health, [S. l.], v. 9, n. 21, p. 158–178, 2017. DOI: 10.5007/cbsm.v9i21.69543. Disponível em: https://periodicos.ufsc.br/index.php/cbsm/article/view/69543. Acesso em: 28 mar. 2024.
Seção
Artigos originais