Le idee invendute di un’umanità all’asta un’interpretazione di Bando nell’opera di Sergio Corazzini
DOI:
https://doi.org/10.5007/fragmentos.v0i36.24185Resumo
Spesso letta come eccezione d’ironia e vivacità, Bando s’inscrive pienamente, invece, nel panorama poetico corazziniano, e ne è l’ideale coronamento, posta com’è a chiudere il Libro per la sera della domenica, ultima raccolta pubblicata vivente il Poeta. La corrosione, ora tutta umana, dell’ambiente dell’asta, le tensioni all’animalità e a un’escatologia dell’abbandono del sé sono i termini più vistosi di questa continuità con l’intera opera di Corazzini,di cui si propone un rapido ma esteso excursus. La concitazione dell’asta si ribalta in vana preghiera a passanti disinteressati all’idea in sé, morte, suicidio, prostituzione paiono riemergere, sommersi, da più di un luogo del testo, richiamando esperienze centrali del Corazzini della Desolazione, delle Dolcezze o delle prose. È distinguendo, pur nella difficoltà del contesto lirico tra un "io che batte l'asta e un "io poetante" che si perviene alla definizione di un tono duplice: la supplica orante del banditore disperato da un lato, dall’altro la denuncia inesorabile di una crisi, che investe, più che la vendibilità in sé delle idee, il sostanziale disinteresse che esse generano nel potenziale uditorio di offerenti, l’umanità.
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